INTENSIVE FIRE 2003

Pete Phillips versus Patrick Dale

Ian Daglish versus (? Help me!)

 

 

 

 

From left

Bjarne Marell

Fermin Retamero

Luis Calcada

A panoramic view

 

 

 

 

An ASL Tourney is not a Tourney without the bar

Neil Stevens awards top player Toby Pilling his prize.

 

A.B.M. goes to London

 

Quattro giorni a Londra da turisti full-time, e quattro giorni a Bournemouth da giocatori di ASL incalliti per Intensive Fire 2003; questo in sintesi il nostro viaggio nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Su Londra ci sarebbe da dire moltissimo, e non è questo il luogo. Vi basti sapere che di tutte le città del Mondo che mi sarebbe piaciuto visitare, Londra era in cima alla classifica, e non sono rimasto deluso. Ci sarei potuto rimanere per il resto della vita, se me lo potevo permettere... Ma non potevo. Allora vi racconterò solamente che tra tutti i souvenir che ho riportato quello a cui sono forse più affezionato è un adesivo magnetico, da frigo, per intenderci, comprato al British Museum dove sono ricordate le parole di un certo Giacomo Casanova  in viaggio a Londra.  'In London, everything is easy for him who has money and is not afraid of spending it.'  Che il nostro amico fosse uno che aveva capito tutto, lo sospettavamo già...

Bournemouth è una cittadina incantevole per il suo aspetto storico di luogo di villeggiatura vecchio di secoli e conservato con la cura maniacale che hanno gli Inglesi per certe cose, e se immaginate Rimini in inverno aggiungete quello a questo e vi sarete fatti un impressione non lontana da quella che abbiamo avuto noi.

Quanto al Torneo, il dettaglio dello svolgimento lo trovate sul numero di VVFT 52/53 che potete scaricare dal sito http://www.vvft.co.uk/ (e spero non vi sfuggirà chi è il giocatore in prima fila nella seconda fotografia). Per ciò che mi riguarda, vi fornirò alcune impressioni sul tutto.

Prima di tutto l'alto livello, come giocatori, di chi abbiamo incontrato. Gente che ha pochi dubbi di regolamento, che non commettono errori e ai quali non sfugge nessuna opportunità. Che vi sembri solo una giustificazione ai nostri non eccelsi risultati sportivi vi dico subito che non è giusto. Considerate che esiste una classifica di giocatori che si tiene da oltre dieci anni e che prende in considerazione solo i partecipanti ai Tornei Inglesi (Berserk e appunto Intensive Fire) In questa classifica io ho perso con giocatori che se non ricordo male i nomi, sono adesso al terzo, quinto e sesto posto, e ho vinto con uno che adesso è al 60mo posto, il tutto su una classifica di 209 nomi. Non so se sono stato spiegato... E difatti, appena arrivati, io e Sergio siamo stati richiestissimi come avversari, perché da nuovi arrivati ci veniva dato un punteggio iniziale di 3000 punti, che ci metteva grosso modo al centro della loro classifica e se giocatori non troppo abili eravamo quindi un bersaglio ghiotto. Questo perché i punti vengono assegnati in base alla differenza punteggio in classifica tra i due avversari (guadagni molto se batti uno con più punti di te, guadagni poco se batti uno con meno punti di te) e quindi io e Sergio eravamo di conseguenza giocatori novizi ma con un punteggio da mezza classifica.

Altra considerazione: i pochi turni a disposizione, un difetto di formula secondo me, perché il Venerdì se ne è andato con due Mini-Tornei che francamente si potevano omettere, per avere un Torneo con 5 partite, o almeno 4, invece delle tre effettivamente fatte.

Da dire che il Torneo Fog of War al quale ho partecipato aveva una formula interessante ma dove mi è bastato sbagliare la mappa dove giocare per buttare al vento le mie possibilità. Si, il giocatore in attacco sceglieva tra due mappe, e io ho stupidamente scelto quella con più terreno aperto perché era più nuova rispetto all'altra, che era la solita 4. Ma si può essere più "grosso scoglio senza la s"?

E per finire, le difficoltà con la lingua durante il gioco sono state di molto inferiori alle aspettative, e comunque ho avuto problemi maggiori con avversari di lingua madre piuttosto che con giocatori non inglesi, che comunque parlavano meglio di me (e ci vuole poco...)

I problemi maggiori si hanno con gli Inglesi perché non hanno lo "staccato" parlando e mi riusciva difficile capire la fine di una parola e l'inizio della successiva, ma sopratutto perché, nonostante lo abbia chiesto più di una volta, non parlano lentamente. Sono disposti a ripetere la frase che ti stanno rivolgendo, ma non a parlare scandendo le parole.

Avete presente la proverbiale spocchia inglese, così ben conosciuta dagli Americani? Se la risposta è si, l'avete detto voi, non io.

                                                                                                                                               Daniele Dal Bello